Il Consorzio
Di cosa ci occupiamo
Il Consorzio BIM del Fiume Piave per la provincia di Venezia ha lo scopo di provvedere all’amministrazione e all’impiego del fondo comune che gli è attribuito ai sensi dell’art. 1 della legge 27 dicembre 1953 n. 959. mediante esecuzione diretta o indiretta di opere di pubblica utilità, a beneficio di tutti i Comuni costituenti il Consorzio, intese a favorire il progresso economico e sociale delle popolazioni dei Comuni stessi, con particolare riferimento alle problematiche del Fiume Piave.
La storia
Il Consorzio BIM del Fiume Piave per la provincia di Venezia nasce nel 1959, inizialmente impegnato a gestire e distribuire tra i Comuni rivieraschi i contributi derivanti dai sovracanoni per l’uso idroelettrico delle acque del Piave. Negli anni ’90 il Consorzio avvia un rinnovato impegno verso il fiume, promuovendo progetti per la realizzazione di percorsi ciclopedonali ed equestri lungo le rive, fino alla laguna veneziana di Jesolo. Grazie ai contributi della Comunità Europea e della Regione Veneto, dopo un complesso iter tecnico-amministrativo, nel 2002 vengono completate e collaudate queste opere, realizzando un articolato percorso che dalle pianure del sandonatese si estende fino al mare.
San Donà di Piave
San Donà di Piave sorge su terra di bonifica. La sua storia è legata all’acqua già dagli insediamenti in epoca antica, tra i quali Heraclia (Cittanova), che si associa al ricordo delle origini di Venezia, Il territorio era inoltre attraversato dalla via romana Annia e successivamente fu anche sede di un castello degli Ezzelini (localită Mussetta) oggi non più visibile. La memoria di San Donà si intreccia in modo significativo alla bonifica, grande opera di riscatto dalle paludi dalla malaria, di trasformazione del territorio che rappresenta il motore del suo sviluppo, tanto da rendere Basso Piave un modello. Nel 1922 si tenne quindi in città un congresso delle bonifiche che ad oggi rappresenta una pietra miliare della storia della bonifica nazionale.
Fu quasi completamente distrutta nel corso della Prima Guerra Mondiale combattuta, dopo Caporetto, con aspri scontri sulle sponde di quello che diverrà il Fiume Sacro alla Patria”. É città due volte martire, colpita duramente anche nel Secondo Conflitto Mondiale: decorata con Croce al Merito di Guerra per il Primo Conflitto Mondiale e Medaglia d’Argento al Valor Militare per la lotta di Liberazione, si associa alla memoria di illustri concittadini, tra i quali Giannino Ancillotto (aviatore, Medaglia d’Oro della Grande Guerra cui è dedicato il monumento in Piazza Indipendenza) e Silvio Trentin, figura internazionale della Resistenza. L’opera di ricostruzione fu intensa e, negli anni, ha visto anche interventi di architetti di fama nazionale ed internazionale. La città ha diversi spazi verdi che la caratterizzano, tra i quali il “Parco Fluviale” e l’originale “Parco della Scultura in Architettura”. Il suo territorio, oltre che ad essere sedi di numerosi eventi nel corso dell’anno (tra i quali l’appuntamento più importante rappresentato dalla tradizionale “Fiera del Rosario”) é ideale per una vita all’aria aperta, in barca sul fiume, di corsa o in bici, magna lungo il percorso che state attraversando.
San Donà, con i suoi 43mila abitanti la più grande città sulle rive del Piave, sorge su terra di bonifica, dove c’erano paludi e malaria. Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, quando lo sviluppo della bonifica fu più impetuoso, si meritò l’appellativo di “Olanda d’Italia”.
È distrutta cento anni fa, nella catastrofe della Prima Guerra Mondiale, combattuta sulle sponde di quello che diverrà il fiume sacro alla Patria. È città due volte martire, colpita duramente anche nel Secondo Conflitto Mondiale, soprattutto con feroci bombardamenti aerei.
Rinasce, sempre nella fertile pianura segnata dal suo fiume che, non a caso, in veneto è femminile: la Piave, come fosse una madre. Pochi altri centri hanno visto la propria storia, la propria conformazione, la propria stessa anima segnata dalla presenza di un elemento geografico quale è un fiume. Che conforma il suo territorio in maniera ideale per una vita all’aria aperta, in barca sul fiume, di corsa o in bici. Lungo gli stessi argini o nelle sue ampie golene, ma anche nei grandi parchi che arricchiscono San Donà di ben 130 ettari di verde pubblico, facendone una delle città più green d’Italia. O magari perdendosi nelle campagne circostanti, punteggiate di chiesette e osterie dove gustare i suoi piatti tipici insieme a un bel bicchiere di Raboso.
Noventa di Piave
Gli scavi archeologici effettuati nel sito dell’antica Chiesa di San Mauro fanno datare l’esistenza dell’insediamento locale sin dalla seconda metà del I secolo a.C. Con la fine dell’età romana Noventa seguì il destino di tutto l’entroterra lagunare, subendo la distruzione e l’abbandono provocato dalle orde barbariche. Da quegli anni oscuri Noventa riemerse e si consolidò verso il X secolo, quando i Veneziani costruirono il porto sul Piave. Sotto la Serenissima ebbe il suo momento di massima prosperità. Posta nel tratto terminale della navigazione del fiume, e servita dall’importante via Calnova, Noventa diventò in breve uno dei centri più popolati e attivi della zona. In quegli anni diverse famiglie del patriziato veneziano decisero di costruirvi le proprie case di villeggiatura.
Sorsero così le ville degli Erizzo, dei Molin, dei Memo, dei da Mula, degli Zeno, tutte adornate dai maggiori artisti dell’epoca. L’evento più tragico avvenne nel 1917, quando, dopo la rotta di Caporetto, lo spostamento dei combattimenti sul fronte sul Piave, provocó la completa distruzione dell’abitato. Dalle rovine rinacque la Noventa attuale, che in anni recenti, sfruttando ancora una volta i vantaggi della propria ubicazione rispetto alle viabilità principali, ha favorito l’insediamento di imprese Industriali, commerciali ed alberghiere, che l’hanno fatta tornare un punto di riferimento territoriale.
Lo stemma comunale è così composto: scudo sannitico d’oro, con cavallo nero brioso a sinistra in risalto rispetto ad una fascia ondulata d’azzurro; in alto a destra un riquadro con sette palle d’argento in campo azzurro.
Appare chiaro il riferimento al commercio dei cavalli un tempo fiorente con la vicina Oderzo, richiama il Piave nella fascia ondulata e nelle sette palle i borghi o colmelli in cui, nel passato, si divideva il territorio comunale.
Musile di Piave
Musile di Piave è un comune di 10.222 abitanti della provincia di Venezia.
In passato la zona di Musile di Piave era un territorio palustre in continuità con la vicina laguna veneta. Nella zona di Croce, invece, abbondavano i boschi. La presenza umana era radicata, specie in età romana vista la vicinanza alla città di Altino e, a testimonianza di ciò, abbondano i reperti come anfore, vetri e, in località Ponte Catena, vi sono i resti di un ponte in perfetto stato di conservazione. In età medievale Musile era sottoposta alla giurisdizione del Vescovo di Torcello, mentre la frazione di Croce apparteneva al Patriarcato di Aquileia.
Nel XIV secolo, con il definitivo passaggio di Musile alla Repubblica di Venezia, i terreni furono acquistati dalla famiglia patrizia dei Malipiero, che costruì una nuova chiesa dedicata a San Donato. A partire dallo stesso periodo il territorio fu sottoposto a grandi interventi idraulici da parte della Serenissima che culminarono con la deviazione del Piave, realizzata tra il 1641 e il 1664. Dal 1797 Musile divenne comune autonomo sotto Napoleone, passò poi agli Austriaci e infine divenne parte del nuovo Regno d’Italia. Dopo la rotta di Caporetto (autunno 1917), Musile si ritrovò sul fronte del Piave e fu teatro di aspri combattimenti (giugno 1918) che ridussero il paese ad un cumulo di macerie. L’attuale centro urbano fu ricostruito negli anni Venti: oltre al Municipio anche la chiesa parrocchiale fu ricostruita dopo la guerra in forme neogotiche (1919).
Fossalta di Piave
Fossalta di Piave è un comune di 4.018 abitanti della provincia di Venezia.
Situata sulla sponda destra del Piave, Fossalta deriva dal latino “Fovea Alta” che significa “colmello”. Già nel 1191 il suo nome compare in un documento vescovile con il nome “Campolongo de Fovea Alta”. Fossalta di Piave ebbe grande impulso economico, oltreché artistico, con la costruzione del canale della “Fossetta”nel 1483 e dell’Argine di San Marco nel 1534-43. Nella metà del sec. XVII furono costruite diverse ville nobiliari, quali Badoer, Bragadin, Contarini, Da Lezze, Gradenigo, Pisani, poi distrutte durante la Grande Guerra.
Fossalta è Parrocchia dal 1854. La chiesa, ricostruita nel 1922. è dedicata all’Immacolata ed ha come patroni i SS. Ermagora e Fortunato, martiri aquileiesi del III secolo. E’ diventata famosa per il tragico avvenimento della Prima Guerra Mondiale in cui si trovò in prima linea. La popolazione dovette lasciare il paese diventato “zona di guerra”. Sul fiume Piave, “sacro alla Patria”, rifulse l’eroismo dei “Ragazzi del ’99” e combatté e fu ferito nel luglio 1918, presso l’ansa di Lampol, lo scrittore americano Ernest Hemingway che vi ambientò il romanzo “Di là del fiume tra gli alberi”.
Eraclea
Eraclea è un comune di 12.459 abitanti in provincia di Venezia.
Il Comune di Eraclea è adagiato sulla pianura Padana e la sua campagna si affaccia in riva all’Adriatico. A nord della Laguna di Venezia tra i fiumi Piave e Livenza e conta ben sette frazioni: Brian, Ca’ Turcata, Ponte Crepaldo, Stretti, Torre di Fine e Val Casoni. Il cuore del territorio dell’odierna Eraclea, fu Cittanova, città fondata all’inizio del IX secolo col nome di Civitas Nova Heracliana (Nuova Città di Eraclea) sulle rovine dell’antica Heraclia, città che diede i natali probabilmente nella seconda metà del ‘600 al primo Doge di Venezia: Paoluccio Anafesto.
Heraclia fu distrutta dalle guerre, dalle pestilenze e dalle alluvioni che determinarono la radicale trasformazione del paesaggio; trasformandosi in una palude. Le opere delle Bonifiche dei primi anni del ‘900 hanno fatto riemergere il territorio che ancor oggi si presenta come una pianura intessuta da una trama regolare di canali, fossi, strade e campi coltivati.
Eraclea Mare cerca gelosamente di conservare i caratteri naturali che ancor oggi caratterizzano la propria spiaggia, essendo censita come Sito di Interesse Comunitario, e avendo conseguito sin dal 2007 il prestigioso riconoscimento della Bandiera Blu. Una breve escursione a piedi, o in bicicletta, vi condurrà in un ambiente naturale unico qual’è la Laguna del Mort e l’adiacente golena del Piave. Ad Eraclea ogni visitatore rimarrà stupito dalla incontaminata bellezza del Suo territorio scandita dal perpetuarsi di una vita semplice quasi rurale.
Jesolo
Jesolo, comune con più di 26 mila abitanti, situato a nord di Venezia, è una delle destinazioni turistiche più amate e più frequentate in Italia. La città è molto rinomata per la sua accoglienza turistica: la lunga spiaggia si stende per 15 chilometri tra il Porto di Piave Vecchia e il caratteristico Porto di Cortellazzo, passando per l’ombreggiata Pineta, una vera e propria perla verde in città.
L’ambiente naturale, con la ricchezza floro-faunistica della valli e della laguna, i percorsi ciclabili e le vie d’acqua regalano indimenticabili albe e tramonti. Risalendo il fiume Piave lungo il suo argine sinistro in uno sterrato ombreggiato e fresco anche nelle giornate più calde estive, si arriva ai confini nord-occidentali di Jesolo, in una zona ancora prevalentemente agricola che conserva testimonianze preziose. Il percorso è molto caratteristico e tranquillo, vi accompagna tra frutteti, vigneti e orizzonti aperti.
L’attuale territorio di Jesolo era nell’antichità una laguna, all’interno della quale sorgevano alcune piccole isole. La città, definita dai romani Equilium, ebbe i natali durante l’Impero Romano quale vicus (= villaggio) su di un’isola in prossimità della foce del Piave: era una delle numerose tappe dove le imbarcazioni mercantili sostavano, all’interno della laguna di Venezia, per ripararsi da venti e tempeste sul percorso da Ravenna ad Aquileia.
La storia della città è densa di eventi a cavallo tra l’impero Romano e la grande guerra del 1918. Jesolo fu per lungo tempo anche sede Vescovile. Abbandonata a causa dell’aggravarsi della situazione ambientale, dovuta agli umori del fiume Piave che trasformò il territorio jesolano in palude, la città riprese a svilupparsi alla fine del 1400, con l’istituzione della Parrocchia di San Giovanni Battista. Dimenticato l’antico nome di Equilo, fu denominata Cavazuccherina finchè, nel 1930, il re Vittorio Emanuele concesse di riassumere il vecchio nome di Jesolo.
All’entrata della Valle Drago Jesolo si trovano i resti della Torre del Caligo. Nel Medioevo la storica località di Torre di Caligo era utilizzata come presidio militare che permetteva di far pagare i pedaggi a chi voleva entrare in laguna. Anche se i soventi nebbioni palustri l’attorniavano e la nascondevano, (caligo=nebbia), lungo il canale Caligo transitavano, infatti, zattere cariche di tronchi che provenivano da Perarolo di Cadore, e navigando sull’acqua trasportavano all’Arsenale di Venezia la materia prima per la costruzione delle navi della Repubblica Serenissima. Il canale era inoltre la vitale via d’acqua attraverso cui le merci approdate o prodotte a Lio Maggiore prendevano la via dell’est e le vele delle barche veneziane, sgargianti di colori, erano certo visibili lungamente dalla stessa Lio Maggiore nel loro incedere attraverso gli orti e la barena.
L’attuale territorio di Jesolo era nell’antichità una laguna, all’interno della quale sorgevano alcune piccole isole. La città, definita dai romani Equilium, ebbe i natali durante l’Impero Romano quale vicus (= villaggio) su di un’isola in prossimità della foce del Piave: era una delle numerose tappe dove le imbarcazioni mercantili sostavano, all’interno della laguna di Venezia, per ripararsi da venti e tempeste sul percorso da Ravenna ad Aquileia. La storia della città è densa di eventi a cavallo tra l’impero Romano e la grande guerra del 1918. Jesolo fu per lungo tempo anche sede Vescovile. Abbandonata a causa dell’aggravarsi della situazione ambientale, dovuta agli umori del fiume ve che trasformò il territorio jesolano in palude, la città riprese a svilupparsi alla fine del 1400, con l’istituzione della Parrocchia di San Giovanni Battista. Dimenticato l’antico nome di Equilo, fu denominata Cavazuccherina finchè, nel 1930, il re Vittorio Emanuele concesse di riassumere il vecchio nome di Jesolo.
Risalendo il fiume Piave lungo il suo argine sinistro in uno sterrato ombreggiato e fresco anche nelle giornate più calde estive, si arriva ai confini nord-occidentali di Jesolo, in una zona ancora prevalentemente agricola che conserva testimonianze preziose. Il percorso è molto caratteristico e tranquillo, vi accompagna tra frutteti, vigneti e orizzonti aperti.
Cortellazzo
Cortellazzo è un piccolo borgo storico situato all’estremità orientale di Jesolo, dove si conclude il lungo litorale dopo la Pineta. Nasce dopo il 1601, quando la Repubblica di Venezia completò lo scavo del canale Cavetta per collegare meglio la laguna veneziana con il Friuli, favorendo così lo sviluppo di un piccolo insediamento con osteria, abitazioni e una chiesetta del 1698.
Oggi mantiene intatto il suo carattere marinaro e tradizionale, con case di pescatori, canali che attraversano il borgo e una cultura locale ancora viva che si esprime attraverso feste popolari e una cucina tipica. È un luogo dove natura, storia e tradizioni si fondono creando un’atmosfera tranquilla, dove il tempo sembra fermarsi per offrire un’esperienza autentica del Veneto.